PROLOGO: In una delle regioni interne del Congo.

 

Il villaggio sorgeva nel mezzo di una spianata ai margini della giungla, guardato a vista da una dozzina di uomini armati. Erano pronti a tutto, pur di difendere le loro donne ed i bambini…e soprattutto, per impedire ad incauti estranei di avvicinarsi all’orrore celato nelle loro capanne.

Il tempo sembrava non passare mai. I soccorsi promessi potevano trovarsi all’altro capo del mondo, per quanto ne sapevano. La cosa importante era, per ora, assicurarsi che solo e solamente i soccorsi passassero per la gola. Che portava alla spianata. E se il Presidente Kabila voleva giocare sporco, avrebbe scoperto che…

I rumori del convoglio giunsero finalmente alle orecchie dei guardiani. Poco dopo, un giovane con in mano un kalashnikov giunse trafelato al capo del gruppo. «Basel! Basel! Il convoglio!»

L’uomo scosse la testa. Era di colore talmente scuro che quasi non gli si vedevano le labbra. «Ragazzo, lo so che il convoglio sta arrivando. Sono militari o..?»

«No, Basel! Sono le Nazioni Unite! Ma con loro ci sono…» ma a quel punto non ci fu più bisogno di andare avanti.

I tremiti regolari fecero pensare non solo a Basel, ma ad ogni altro uomo presente, alle leggende sulle grandi bestie e gli dei capaci di fare tremare il mondo con i loro passi.

Basel fu il primo a riprendersi. «Carri armati! Preparatevi, state pronti a…»

Poi si esaurirono le parole.

Il primo ad emergere con i suoi passi di tuono fu un titano umanoide di 30 metri di altezza, dalla corazza nera e bianca, un paio di enormi corna dorate ad ‘L’ e due piastre scarlatte pettorali simili ad ali di drago spalancate intorno ad un fregio dorato.

Subito dietro di lui, scortati da un plotone di robot umanoidi, venne il convoglio delle Nazioni Unite.

«Non ci credo,» disse Basel, indeciso se essere contento o spaventato.

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 23 - Febbre Rossa

 

 

“Ebola, giusto?,” chiese retoricamente Afya Aza, Direttore della Sezione Centromeridionale Africana dello SHIELD, contemplando quanto restava di un’intera famiglia, madre, padre e tre bambini. L’ultimo bambino era appena un neonato.

Il dottore di Medici Senza Frontiere scosse la testa. “Esatto, Direttore. I sintomi sono quelli: distruzione totale dei globuli rossi e dei capillari. Il sangue è uscito da ogni possibile orifizio. I reni sono ridotti a palle da golf, se mi scusate l’espressione, e…”

“Mi risparmi l’elenco, doc. Quello serve ad impressionare i lettori di bestsellers. A me interessa sapere se questi cristi se lo sono beccati da qualche poveraccio di passaggio o se è nato qui. Soprattutto, voglio sapere se qualche idiota contaminato è riuscito a fuggire da qui per andare a regalarlo a qualcun altro.”

L’ultima frase era rivolta al palmare che teneva in mano. Sullo schermo, il volto di Victor Stone, Comandante ad interim delle F(Forze)S(Speciali)D(Difesa)N(Nazionale) rimase flemmatico. “I Campioni sono al lavoro per trovare ogni possibile sospetto…ma lei deve anche capire che sono passati quindici giorni da quando la richiesta di soccorso è stata ufficializzata. Se ci sono dei contaminati…”

“Vanno fermati, Stone, per questo abbiamo rotto le palle fino all’inverosimile al Segretario Generale dell’ONU e fare in modo che Mazinkaiser tornasse nelle vostre mani. Abbiamo bisogno di ogni aiuto possibile per localizzare al volo, letteralmente, i profughi, uno ad uno. Prima che raggiungano dei centri abitati dotati di mezzi aerei, magari saltando di vittima in vittima. Devo farle anche un disegnino?” Chi pensava che una donna non fosse in grado di fare da Direttore nello SHIELD, avrebbe dovuto fare quattro chiacchiere con la virago nera.

Stone era abituato a vedersela con gente del calibro del suo predecessore, il Dr. Simone Giapeto, o anche il gran capo in persona, Alexander Thran. “Noi stiamo facendo l’impossibile. Piuttosto, siete sicuri dell’attendibilità dei testimoni sulla direzione presa dai fuggiaschi?”

“Garantito. Quella è gente che vuole aiuto, Stone, non che vuole nascondersi.”

“Allora li troveremo presto. Stone, chiudo.”

 

“Giornalisti. Non credevo che la zecca dei media avesse punto anche voi, doc,” disse Equinox, l’Uomo Termodinamico, aiutando a distribuire i farmaci della Vizer alla coda di gente. Era un villaggio piccolo, ma gli sembrava che ospitasse più gente del Bronx.

Sotto gli occhi di una telecamera, mentre il medico donna dava le pillole, Equinox creava prima ghiaccio e subito dopo fuoco per scioglierlo in acqua potabile dentro un bicchiere. “Almeno non siamo nel deserto, o non ci sarebbe stata l’umidità neppure per fare la rugiada.

La donna sorrise. “Dobbiamo rendere conto di ogni centesimo ai possibili finanziatori. Speriamo anche che la vostra presenza serva a sollecitare altri super-esseri a fare di meglio che scazzottare con cattivi improbabili.”

<Alcuni di quei ‘cattivi improbabili’ sono capaci di sterminare un popolo,> le rispose una voce secca, attraverso la sua mente. La donna quasi lasciò cadere il flacone, guardandosi intorno. E incontrò lo sguardo glaciale di Ember, intento a trasportare casse di cibo.

“Chi è quello?”

“Ha mai sentito parlare dei Dudak?” quando lei assentì, Equinox disse, “Be’, lui è il loro ‘rappresentante’.”

“Oh.” I Dudak, insieme agli Sloreni, erano stati sterminati in massa dal robot senziente Ultron.

“E comunque, dottoressa, ad ognuno il suo ruolo: alcuni super eroi hanno fatto per il mondo più di quanto lei immagini, anche se molto spesso dietro le quinte.” E intanto sciolse altra acqua per un'altra persona.

 

“Base, aggiornamento da Capitan Ultra: la rotta indicata da Basel è deserta. Nessuno sembra essere passato da qui da un pezzo…per quanto me ne intenda.” Di una cosa era certo: la sua Ultravista era capace di passare attraverso i materiali transuranici, e non c’era alcuna possibilità di sfuggirle. Se avesse incocciato anche solo in un gatto domestico, Cap lo avrebbe visto. “Proseguo ampliando ulteriormente il raggio.” Per fortuna che era anche ultraveloce! Ancora un po’, e di questo passo sarebbe arrivato fino in Kenya entro sera.

 

La tranquillità del fiume fu turbata dal passaggio di un uccello molto speciale: il Mazinkaiser ad ali spiegate.

“Parla Takiguchi: ancora nulla sul fiume, nessuna traccia di moli o di altri approdi. Mi avvicino al villaggio indicato.” Se dei fuggiaschi erano fuggiti lungo il fiume, era probabile che si fossero fermati a prendere qualcosa da mangiare o da bere…o almeno dei farmaci…

Era il guaio di una non-civiltà lontana anni luce dalle più elementari forme di comunicazione in un mondo globalizzato. Se questa non era ironia… “Hm?”

Le capanne erano in vista, ma non la gente.

Forse il rumore dei motori li spaventava…ma dare una botta di sensori non guastava.

Robert osservò i risultati sullo schermo. “Dio,” mormorò. Poi riprese la comunicazione con la base. “StarGlider-1000, mi sentite? Credo di avere trovato un altro focolaio! Ripeto, ho trovato un altro focolaio! Un intero villaggio completamente spazzato via. I sensori non rilevano anima viva.“

“Ottimo lavoro. Manderemo subito una squadra medica sul posto. Tu continua a cercare la barca, consideralo tassativo.”

“Ricevuto. Chiudo.” Robert riprese a seguire il corso del fiume.

 

Circa dieci minuti dopo, una serie di bagliori di teletrasporto annunciarono l’arrivo dell’unità nel mezzo del villaggio, per cortesia di Spirale.

“Gesù, qui è un macello!” la donna che prima si era occupata di distribuire medicinali quasi si mise a vomitare. Se quel virus dannato fosse stato aerobico…

L’aria era satura di mosche, i cadaveri erano vecchi di giorni, gonfi in modo orrendo e coperti di sangue incrostato, disposti nelle pose più contorte dell’ultima agonia. Il medico si toccò il filtro fornitole dagli Zilnawani, come a sincerarsi che funzionasse. Quasi poteva sentire il minuscolo mostro di RNA cercare di passare attraverso i pori della pelle. In un villaggio così piccolo, Ebola aveva a dir poco terreno facile. Questa gente non aveva alcun mezzo di comunicazione, apparentemente. Non sapevano cosa fosse o facesse la malattia, era sufficiente cercare di aiutare dei poveretti bisognosi di aiuto, e… “Che il vostro amico faccia in fretta,” disse.

 

“Robert, ricorda. Si tratta di una famiglia di tre: secondo Basel si tratta di un nucleo molto unito. Se ne trovi uno, gli altri non dovrebbero essere lontani.”

“Molto bene, Dottor Stone. Sto per…Ehi! C’è una barca laggiù!”

Ed era vero: una piccola imbarcazione a remi, appoggiata a riva.

Il robot atterrò ad un passo dalla barca. Si chinò fino a quando Robert non poté saltare fuori dalla cabina di guida nel cranio. Si avvicinò alla barca. “È vuota, ma ci sono delle tracce di sangue sul fondo, come se qualcuno ci avesse tossito i polmoni. A questo punto ho bisogno di un segugio.” Si guardò intorno, incapace di capire che direzione potrebbero avere preso i disperati.

A circa quindici secondi dalla sua richiesta, apparve sulla scena Spirale ed i suoi ‘passeggeri’, Hrimhari e Psychlone.

“Avremmo dovuto averti fra noi un bel pezzo prima,” disse Robert. Il suo comunicatore al polso ronzò e lui lo portò alla bocca. “Takiguchi.”

“Robert, raccomando che tu stia in zona. Abbiamo segnalazioni di movimenti delle forze ribelli in zona. Spero solo che siano abbastanza furbi da starvi alla larga appena ti dovessero vedere.”

Robert, ricordando l’esempio dei guerriglieri incontrati in Kenya[i], ne dubitava profondamente…

Intanto, il lupo dal pelo d’argento si era messo ad annusare attentamente la barca ed il suolo. “Sono passati almeno due giorni…se non fosse per il sangue, sarebbe molto difficile percepire le loro tracce.”

“Non stai rischiando di contaminarti?” chiese Psychlone.

“Sono un Asgardiano, le malattie di Midgard non possono intaccarmi. Seguimi, Dave.”

Robert li osservò sparire rapidamente nel fogliame, per poi rientrare con un salto nella cabina.

 

Mai nella sua lunga vita di Asgardiano, l’ex Principe della Foresta Incantata aveva percepito un odore così…mefitico nel sangue di qualcuno, neppure quando il sangue versato era stato quello dei troll. Il suo naso lo percepiva come un odore di marcio, come di un cadavere in avanzata putrefazione, di quelli che uno della sua gente mangerebbe solo per disperazione. Era impossibile perdere una simile traccia…

Era così concentrato che quasi non si accorse degli uccelli che si trovavano sul suo percorso! La sua presenza li fece volare via in una pioggia di penne e di versi striduli.

“Ma che diavolo..?” fece Psychlone.

Hrimhari passò alla forma umanoide, poi si accosciò sulla preda degli uccelli. Aveva pochi dubbi sull’identità dello scheletro umano spolpato su cui brulicavano colonie di insetti e di larve. Voltò lo sguardo al cielo, ed intraprese una comunicazione con uno degli uccelli appollaiati su un ramo. «Spazzino, dimmi: c’era un branco insieme a questo umano?»

L’uccello scosse la testa. «Il cibo è nostro, predatore.»

Hrimhari ringhiò. «Il cibo è mio! Se mi aiutate, ne avrete quanto basta, o lo prenderò da solo e voi non ne avrete affatto!»

«Questo cibo non era solo. Altri sono fuggiti verso la caverna.»

 

“Una caverna?”

“Non mi chieda come lo ha scoperto, ma è un’informazione sicura. Spero.”

Stone fece un cenno a un tecnico, che subito immise i dati. Poco dopo, una mappa dettagliata apparve sul grande schermo.

Stone annuì. “Sì, c’è una caverna a 2.4 chilometri a nord-ovest dalla vostra posizione. Se si sono rifugiati là, è possibile che siano già morti: un tipo di Ebola trova facile terreno di coltura nel guano dei pipistrelli. Vi manderò Spirale per accorciare i tempi. Fate molta, molta attenzione. Stone, chiudo.”

 

Il terzetto apparve pochi minuti dopo all’ingresso della caverna.

Hrimhari fu il primo a percepire quell’odore infernale e potente come non mai. Gli venne da starnutire più volte.

Psychlone stese una mano verso di lui. “Tutto bene?”

“Sì, Dave. È stata solo una reazione istintiva; andiamo, ora.”

Dalla spallina corazzata del giubbotto, Dave tirò fuori un respiratore. Dopo esserselo applicato, un campo di energia psichica avvolse interamente il corpo, proteggendolo completamente. “Posso farne una anche per te, le forze non mi manc…” fu messo a tacere dall’occhiata severa ad orecchie semipiatte che gli rivolse l’Asgardiano.

“Sì, grazie per avere pensato anche a me, ma quando Mojo mi ha rifatto il look ha pensato di rendermi immune anche ai naniti,” disse Spirale con tono sarcastico, facendo arrossire di vergogna il suo compagno di squadra.

Entrarono.

 

Le tenebre li avvolsero presto. I loro passi facevano dei suoni croccanti sullo strato di guano.

Con un gesto, Spirale accese la luce.

“Quasi quasi preferivo rimanere all’oscuro,” disse Dave, deglutendo. Poi portò lo sguardo sulle decine e decine di piccoli mammiferi che riempivano la volta della caverna. “Dio che schifo! Ma come fanno delle cosine così piccole a farne tanto?”

“Decenni di accumulo,” rispose Hrimhari facendo una pausa. Scosse mestamente la testa. “La perdita di sangue si sta facendo più forte. Temo il peggio, amici miei.”

Gli occhi cibernetici di Spirale esaminarono a fondo l’ambiente, passandolo ai raggi X… “Trovato. Un corpo umano. A dieci metri da qui.”

 

“È la madre,” disse Psychlone. Era sicuro che l’immagine del cadavere lo avrebbe perseguitato in sogno per i prossimi sei o sette anni.

Hrimhari annuì. “Spinta qui dalla forza del delirio. Ma del loro cucciolo non c’è traccia.”

“Che sia venuto a prenderselo un predatore? Una iena, che so…”

Il lupo scosse la testa. “Lo escludo. Guarda: il corpo della madre non ha neppure un graffio.”

“Ti secca se ti credo sulla parola?”

“Quindi, se non è qui, o non è mai entrato, o è fuggito dopo la morte della madre,” disse Spirale.

“Mi sembra improbabile. Stanchi, affamati, e malati di un morbo terminale… Diavolo, quella bambina doveva essere il Superman della categoria, altro che immunità Asgardiana.”

“A meno che la bambina non fosse malata.”

 

“È una possibilità remota, ma se fosse così…quella bambina sarebbe in qualche modo immunizzata. Campioni, trovatela a costo di buttare giù tutta la giungla nera. Dal suo sangue potremmo ricavare un efficace vaccino!”

 

Una volta fuori, Spirale gettò un incantesimo su Hrimhari, in modo da ripulirlo completamente -ci mancava solo che si portasse dietro particelle sature di Ebola!

Il corpo era già stato portato nella sezione medica della base. Tutto quello che restava da fare era sigillare la caverna.

Quattro braccia compirono delle complesse figure. Poi la caverna collassò su sé stessa come un sufflè.

“Prossima mossa?” fece Psychlone, togliendosi il respiratore e rimettendolo nell’alloggiamento.

“Immune o no, quella piccola, secondo Basel, ha sei anni. Se non è morta di stenti, non può avere percorso una grande distanza. Hrimhari, puoi trovare la sua traccia da qui?”

“Mi dispiace, ma ho bisogno di tempo per riprendermi dalla ricerca di prima.” Starnutì di nuovo.

“È il momento di lasciare il passo alla cavalleria veloce, allora.” Dave mise mano al suo comunicatore.

 

“Come sarebbe a dire che non l’hai trovata?” Stone per poco non si fece venire un brutto attacco di gastrite. “Perdio, Capitano! Non concorda anche lei che è un po’ difficile che abbia trovato la forza di allontanarsi oltre i dieci chilometri, da sola? O che sia passata per caso una pattuglia di miliziani per prendersela con loro?”

“Signore, mi dispiace…ma è così,” rispose un imbarazzato Capitan Ultra. “Qui intorno, semplicemente, non c’è, neanche un brandello dei suoi vestiti. Ho anche guardato nel fiume, ma di un eventuale cadavere non c’è traccia. Forse è finita nello stomaco di un pitone.”

Stone tamburellò sul bracciolo. “Ci crederò quando doveste trovare quel pitone. Abbiamo un altro problema, Campioni: la dottoressa Brugnol è in coma, e non crediamo che ce la farà a superare la notte.

“Cosa?!” Per poco Ultra non attraversò lo schermo.

Stone annuì. “La nostra equipe ha finito di analizzare i tessuti dei cadaveri del villaggio distrutto. Il virus che si portava dietro quella famiglia di disgraziati è una mutazione, molto più veloce ed aggressiva. Ed aerobica. La Brugnol se ne è beccata in un colpo solo abbastanza da ammazzare un esercito. Abbiamo distrutto il villaggio con un ordigno subnucleare, ma non possiamo permettere che la bambina arrivi a contatto di un altro insediamento. A qualunque costo.”

Psychlone si sporse sul comunicatore di Ultra. “Signore, ma come è possibile? Il villaggio che stiamo soccorrendo non è contaminato da alcuna variante aerobica.”

“A questo punto le ipotesi si sprecano. Forse la bambina è una mutante con un sistema immunitario tale da spingere il virus ad una rapida mutazione spontanea, non lo so. Quello che sappiamo è che lei è una portatrice sana. Perciò, datevi da fare. Stone, chiudo.”

 

“D’accordo. Allora ci daremo da fare…” Cap aprì un altro canale. “Robert, sentito il capo? Partiamo proprio da un’ipotesi improbabile: decolla e ricalibra tutti i sensori, cerca ogni traccia di ebola da qui fino al Sudan, se necessario. Appena ne trovi una concentrazione anomala, segnalala.”

Pochi istanti dopo, si udì il suono del decollo del super-robot. Il Sole era ormai prossimo al tramonto.

“A questo punto, credo che Stone debba averci azzeccato,” disse Psychlone. “Noi cercavamo una bambina, quando temo che il nostro obiettivo sia una mutante mutaforma. Una mutante con il giusto fattore di guarigione per immunizzarsi al morbo e crearne una variante… Ma se la mutazione del virus è così veloce, in cosa potrebbe svilupparsi entro i prossimi giorni?” La sua mente vagò ad una sorta di super-influenza, qualcosa di indebellabile, capace di volare da un capo all’altro del mondo, devastando intere città come un incendio nella sterpaglia…

“Da quando in qua te ne intendi di microbiologia?” chiese Cap.

“Da quando la studio. All’ESU, stavo conseguendo il Dottorato di biochimica quando dovetti interrompermi per ragioni di multipla personalità…”

In quel momento il comunicatore di Ultra ronzò.

“Cap, gente, mi sentite?” venne la voce dal polso. “Adesso abbiamo un problema ancora più grosso! Ho rilevato una concentrazione anomala di Ebola…in un intero stormo di uccelli!”

 

“Dimmi che stai scherzando, vero?”

Alla voce tremante di Ultra, Robert scosse la testa. In distanza, vedeva uno stormo di aironi ancora compatto, e una preoccupante serie di segnali dal biolettore. “Venti pennuti caldi come altrettante barre di uranio. Non so distinguere la mutante fra di loro. Credo di non avere altra scelta, vero?” Anche perché, non molto distante da lì, si trovava una piccola città. E lo stormo era diretto proprio verso di essa!

 

Ultra digrignò i denti. “Una città…” sibilò un’imprecazione in Yiddish. “Non che ci sia molto da fare. Spirale.”

 

A bordo dello StarGlider-1000, circa trenta minuti dopo.

 

“Questa storia sta andando di male in peggio. Dobbiamo considerarci fortunati come i vincitori di sei lotterie filate, se non si è ancora scatenata una pandemia.” La mutante fuggiasca non era fra gli uccelli. E, mano a mano che il tempo passava, il virus continuava a subire mutazioni.

“Per qualche ragione, il virus non è in grado di muoversi autonomamente nell’aria per più di qualche minuto. Ha bisogno di un ospite, ma non voglio scommettere ne’ su quanto tempo impiegherà a superare questo problema, ne’ sul fatto che la mutante continuerà ad evitare insediamenti umani per sempre.” Stone fece apparire una mappa che aveva il suo centro nel villaggio da cui la bambina era partita. Ogni insediamento umano conosciuto era indicato con luci intermittenti.

“Signori, ci vorranno altre analisi per confermarlo, ma ho ragione di credere che se la mutazione passa ad un animale, a sua volta non può ripassare su un essere umano. Altrimenti sarebbe stata la fine e basta; l’intero ecosistema sarebbe diventato un portatore.

“Purtroppo, c’è una specie capace di trasmettere Ebola agli esseri umani: le scimmie. Lo SHIELD sta pensando ad organizzare una guardia sui primati, per impedire che gli infetti vengano a contatto con gli insediamenti umani. A noi spetterà usare ogni possibile mezzo per localizzare la mutante. E credo anche di sapere chi sarà in grado di aiutarci in modo determinante.”

 



[i] Ep. #9